Fusioni e Unioni di Comuni, Mazzei (Uncem): "La Regione svolga il ruolo di regia"
di VINCENZO MAZZEI*
Il risultato del referendum relativo alla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero indetto dal Consiglio regionale, è un chiaro messaggio per l’intera classe politica calabrese. Evidentemente la strada seguita per realizzare l’ambizioso progetto, non è quella giusta. Eppure il Consiglio regionale ha discusso più del dovuto su tale questione, ma non è stato valutato adeguatamente il fatto che alla fine a pesare in modo determinante, sarebbe stato il voto degli amministratori locali e dei cittadini. Eppure in Calabria esiste e va affrontato con urgenza l’annoso problema del riordino e della semplificazione del sistema istituzionale locale, per garantire risparmi di spesa ed un buon livello dell’efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa. Si tratta solo di definire il modello che la Regione intende seguire: quello imposto dall’alto, come è sembrato quello di Cosenza, Rende e Castrolibero oppure, incentivando e guidando un percorso concertato e condiviso, volto alla promozione delle gestioni associate e delle fusioni. L’esito del referendum di domenica scorsa dovrebbe convincere la Regione a dare vita ad un vero e proprio riordino territoriale non imposto, non calato dall’alto, bensì condiviso, scelto, fortemente voluto dai Comuni. E ciò anche con il fine e la conseguenza di realizzare risparmi di spesa ma, soprattutto e in prima istanza, per assicurare una gestione efficace dei servizi e delle funzioni fondamentali e anche, per non mettere in discussione l’autonomia dei Comuni. Devono poter essere proprio i Comuni a scegliere la forma di gestione associata ritenuta più idonea alla realtà locale e quali funzioni esercitare in forma associata. La Regione deve svolgere un fondamentale e importante compito di regia nel processo di incentivazione e promozione delle gestioni associate e delle fusioni. Fusioni per le quali occorre impostare una strategia che viene a toccare elementi identitari e di appartenenza, propri di un territorio amministrativamente frammentato quale quello calabrese, ma che necessita di essere affrontato con pragmatismo, superando visioni di parte o meramente campanilistiche, basandosi invece su analisi di dati scientifici e scenari di fattibilità futuri.
In Calabria non si parte da zero, esiste la Legge regionale n. 15, del 24 novembre 2006 “Promozione dell’esercizio associato di funzioni e servizi ai Comuni”, finora completamente disattesa, a cui occorre dare piena attuazione. Legge che all’articolo 2, comma 1, così recita: “La Regione valorizza ed incentiva, sulla base dell’iniziativa dei Comuni, la costituzione di gestioni associative tra le stesse Istituzioni locali, promuovendo, in particolare, lo sviluppo delle unioni e delle fusioni volontarie dei Comuni, dei comprensori comunali e di altre forme di collaborazione tra Comuni al fine di assicurare l’effettivo e più efficiente esercizio delle funzioni e dei servizi loro spettanti, mediante l’individuazione concertata di ambiti territoriali adeguati e modalità ottimali di esercizio associato. A tal fine, la presente legge disciplina:
- le modalità di adozione di programmi di riordino territoriale e l’erogazione di incentivi finanziari;
- il sostegno tecnico e amministrativo della Regione alla progettazione e al funzionamento delle forme associative”.
Probabilmente tale legge ha bisogno di essere rivista e aggiornata, ma non può essere più ignorata. Così come non può essere più rinviato l’esame da parte della 1° Commissione del Consiglio regionale della proposta di legge n. 186, del 30 maggio 2023, a firma dell’Assessore Gallo e del Presidente del Consiglio regionale Mancuso, che incentiva la costituzione delle Unioni di Comuni montani.
Non esistono più alibi né per la maggioranza né per la minoranza, che dopo il risultato di domenica, finalmente hanno iniziato a parlare di Unione dei Comuni.
*Presidente UNCEM Calabria